Il
Museo di Antropologia criminale fondato da Cesare Lombroso, nel 1876 ha sede in
Via Pietro Giuria 15 a Torino, collocato in prossimità del Museo della Frutta,
del Museo di Scienza Naturali e della Facoltà di Fisica.
Prima
di iniziare la visita, le aspettative riguardanti il
museo non erano affatto eccelse, forse per la preoccupazione di affrontare un
tema così impegnativo in uno spazio che credevo ridotto, ma già mi sono felicemente ricreduto. Caratteristico il fascino del palazzo
che ospita il museo, per accedervi bisogna salire fino al piano nobile e questo
aspetto a mio parere, non fa che aumentare la curiosità nel visitatore. Il costo del biglietto è di soli tre euro .
Il
Museo è suddiviso in nove aree, la prima
chiamata “Motori, farmaci, telefono, lampadina” è preceduta da una zona
introduttiva composta da una breve introduzione al
museo e da una installazione a sospensione di tessuto su cui sono stampate delle facce di criminali studiati dal Lombroso.
La
seconda stanza chiamata "Misurare, misurare", contiene un insieme di
strumenti scientifici che Cesare Lombroso utilizzava per rivelazioni
morfologiche e funzionali, ottimo lo stato di mantenimento degli strumenti e la
tipologia d'illuminazione teatrale con tanto di contributo audio.
Da
qui ci si addentra nel museo vero e proprio. Si accede alla
terza stanza chiamata "Il mio museo". L'allestimento rievoca una sala
di un museo storico. Sensazionale lo scheletro presente nella
prima vetrinetta posta all'ingresso, perché è lo scheletro dello scienziato Cesare
Lombroso, affiancato da una rassegna di oggetti rappresentativi delle diverse
collezioni presenti nel museo. Al centro della sala troviamo armi dell'epoca, corpi
del reato, reperti umani, manufatti carcerari e manicomiali e maschere
mortuarie.
La
stanza successiva si chiama "1870: la rivelazione". Vi sono scheletri di animali e umani di criminali. Qui viene spiegata la teoria dell'atavismo, sviluppata da Lombroso tramite ducumenti a parete e nelle teche.
Nelle
successive due stanze, "Arte, genio, follia" e "Menti
criminali", vi sono opere artistiche realizzate da
persone affette da disturbi mentali, manufatti dei carcerati, e una anfore decorate dai carcerati con scene che rievocano le disavventure dei loro "autori".
Proseguendo troviamo
miniature e un gigante plastico di un carcere dell'Ottocento di Philadelphia. Particolareggiati i dettagli dei quattro modelli di celle dell'epoca, che
stupiscono per le loro dimensioni e la storia raccontata in
un piccolo pannello.
Arriviamo a "Il privato di Cesare Lombroso". Finalmente si entra un po' di più nel personale di Cesare Lombroso. La una voce di Lombroso traccia un bilancio della propria
esperienza scientifica di fronte ad un geniale allestimento, una ricostruzione
dell'ufficio in perfetto stile belle epoque, pieno di particolari, con gli oggetti originali dell scienziato.
Arriviamo
all'ultima stanza chiamata "Un secolo dopo", un corridoio di uscita
che riassume alcune delle questioni toccate da Lombroso, mettendo in
evidenza gli sviluppi in campo scientifico e criminologico. Dietro ad un
pannello descrittivo notiamo delle travi... che sono la celebre "Forca piemontese", un oggetto che storici e criminologi del Piemonte conoscono bene.
Casualmente
mi è capitato di chiedere una semplice informazione ad un addetto alla
sorveglianza, che con mio stupore ha saputo rispondere e mi ha dato
una dettagliata spiegazione di alcune curiosità presenti all'interno del museo,
questo ha scaturito un susseguirsi di richieste che ha saputo
soddisfare.
Il museo è da visitare assolutamente per ogni appassionato di crimini e misfatti del passato. Riscoprire il padre della criminologia è un obbligo e il museo nel suo piccolo rende orgogliosamente giustizia al Lombroso.
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